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IL RISCHIO CARDIOMETABOLICO

Articolo tratto dal trimestrale di FARMACIE SPECIALIZZATE Il Giornale della Salute, primavera 2021

L’Italia è un Paese longevo. Nonostante questo, abbiamo malattie più frequenti, soprattutto cardiovascolari in età avanzata, tra cui ictus, infarti, ischemia transitoria, aterosclerosi delle carotidi e delle gambe. Sono loro che provocano nel nostro Paese almeno il 50% dei decessi nella popolazione. Il lato “positivo”? Essendo una dei motivi di morte maggiormente prevedibile e conoscendo le cause, che sono reversibili, potremo lavorare molto sulla prevenzione, riducendo la necessità di intervento

Abbiamo chiesto al professore Arrigo F.G. Cicero di parlarci di questo insieme di problematiche che possiamo definire come rischio cardiometabolico.

Quali sono le condizioni che aumentano il rischio cardiometabolico?

Tra i principali fattori di rischio possiamo sicuramente pensare a livelli alterati di colesterolo nel sangue, al diabete, al fumo e alla pressione elevata. Esistono poi altri fattori che li supportano, come la familiarità, poca o inadeguata attività fisica, una dieta di scarsa qualità, il sovrappeso e l’obesità. Se presi da soli, e non estremi, possono essere meno pericolosi, ma quando si uniscono i principali fattori di rischio, creano un mix potenzialmente esplosivo.

 

A cosa bisogna stare attenti?

Per mantenersi in buona salute, innanzitutto bisogna riconoscere se si è esposti a fattori di rischio. Il fumo o un’attività fisica inadeguata sono più facili da individuare, ma bisogna poi iniziare a stare attenti a comportamenti che forse diamo troppo per scontati come la qualità del cibo. Ha grande importanza anche la familiarità per eventi cardiovascolari. È infatti fondamentale conoscere la storia clinica dei propri familiari, perché può rappresentare il “terreno” di partenza, delle nostre patologie. Più difficile da riconoscere è invece l’ipertensione. La diagnosi arriva spesso in ritardo, essendo il più delle volte asintomatica.

Come possiamo tener d’occhio questi sintomi?

Purtroppo, nessuno di questi sintomi ci allerta. Diventano quindi dei killer silenziosi che, se non identificati e non curati, progressivamente danneggeranno le arterie e gli organi, soprattutto quelli definiti “nobili”, come cervello, cuore e reni.

Cosa fare allora?

Prima di tutto è importante tener presente la propria storia familiare, poi bisogna controllare il peso e misurare la pressione per tenerla sott’occhio. Il suggerimento è di misurarla, annotando i risultati su di un diario, 3-4 volte all’anno nelle persone sane (anche bambini e ragazzi), ma più frequentemente se si è a rischio o si prendono farmaci antipertensivi. È infatti il riscontro di valori che iniziano ad essere elevati, ma non ancora altissimi, che permette di diagnosticare l’ipertensione precocemente, rendendolo curabile senza farmaci.

E con il colesterolo?

I livelli ideali di colesterolo cambiano in funzione del profilo di rischio specifico di ogni persona che dipende dalle sue caratteristiche: età, peso, precedenti personali e familiari e altri fattori di rischio. Per chi è in buona salute si aggirano intorno ai 200 mg/dl, con LDL inferiore a 115, e HDL superiore a 40 negli uomini e 50 nelle donne. Per tenerlo sotto controllo, soprattutto in pazienti che hanno già sofferto di patologie cardiovascolari, oltre allo stile di vita sano di cui abbiamo parlato, è opportuno controllare il dosaggio di colesterolo totale, LDL e HDL, con un prelievo di sangue per valutare eventuali danni di elevati livelli nel tempo. Nel caso possono venire in aiuto le statine, farmaci molto efficaci nel ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.

Per il diabete invece?

Anche per tenere sotto controllo il diabete sono importanti dieta e attività fisicaUno stile di vita sano, infatti, permetterà una risposta migliore del nostro organismo in termini metabolici, con la diminuzione della glicemia. Perché anche l’alterazione glicemica è subdola, e gli squilibri iniziali non provocano sintomi evidenti. Possono poi venire in aiuto farmaci di due categorie: le incretine (che correggono un difetto dell’intestino nel diabetico) e le gliflozine (che favoriscono l’eliminazione di eccesso di zuccheri con le urine).

Dunque, che comportamenti o stile di vita è opportuno seguire per evitare il rischio cardiometabolico?

La ricetta è presto detta. Praticare attività fisica, almeno 40 minuti al giorno per 3 giorni alla settimana (cammino veloce, bicicletta o nuoto), associata ad un’alimentazione povera di sale (massimo un cucchiaio da tè al giorno, pari a 5-6 g), niente fumo di sigaretta, droghe ed eccesso di alcolici. Una dieta sana può ridurre il rischio anche fino al 20%. Non si tratta di un farmaco nuovo, ma di una buona alimentazione, come quella mediterranea, ricca di verdura (in particolare a foglia) e frutta, cereali integrali, olio extravergine di oliva, legumi, pesce, e povera di carni grasse e processate, grassi artificiali e zuccheri semplici. Insomma, uno stile di vita sano e regolare rappresenta la barriera principale per diminuire il rischio cardiometabolico con la logica conseguenza di prevenire le malattie cardiovascolari. Se si ha poi la necessità di velocizzare i risultati, oltre allo stile di vita, si può ricorrere all’aiuto di alcuni integratori alimentari efficaci ed efficienti. Possono essere la grifonia in caso di obesità, oppure sali di magnesio, estratti di biancospino o di barbabietola rossa che hanno risultati interessanti sulla diminuzione della pressione. Per il colesterolo, integratori estratti di riso rosso fermentato, barberina, fotosteroli vegetali o estratto di bergamotto o di carciofo. Assunti in maniera continuativa, producono effetti misurabili.